Quando è il disegnatore ad avere le idee e (non) vuole scriverle

 

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Vi sarà capitato durante la vostra carriera di sceneggiatori in erba di avere un disegnatore particolarmente ispirato e ricco di idee. In base al vostro carattere e alla vostra disponibilità d’animo questo fatto può essere estremamente positivo o paradossalmente veramente disastroso.

Quando si è alle prime armi si percepisce generalmente questo intervento da parte del disegnatore come una ingerenza al vostro lavoro, a meno che il sodalizio artistico non sia preceduto da anni di amicizia sincera e schietta che permettono un accalorato, ma pur sempre vicendevole, scambio di opinioni.

Alle volte avere un progetto insieme ad un vecchio amico è anche una prova del 9. Se riuscite a resistere a tutte le turbolenze che un progetto fumettistico attraversa, vuol dire che siete fortunati, avete accanto una miniera d’oro. E’ solo per sottolinearvi che purtroppo la propria realizzazione personale, può mostrare parti di voi non proprio nobili, dovendo ammettere amaramente che è solo il vostro successo personale che vi interessa.

E accade tra amici, figuriamoci tra persone che si conoscono poco e che forse per casualità si ritrovano a lavorare allo stesso progetto.

Personalmente antepongo la riuscita di un progetto alla mia gratificazione personale, perché è triste e solitario sapere di aver disertato mentre si sta perdendo la guerra, ma è decisamente più appagante condividere la vittoria con tutti, dove una piccola fetta sai essere tutta, senza bisogno che te lo dicano gli altri con clamori particolari. Ancora una volta è con noi stessi che dobbiamo mettere le cose in chiaro, perché è prima di tutto con voi stessi che avete debiti e crediti. Vi invito quindi a sposare questa Vision che anche se non subito sarà la strategia vincente.

Detto ciò, possiamo ritornare all’incalcolabile fastidio che le idee del vostro disegnatore vi procurano. Non è un caso che abbia parlato dei vostri primi esperimenti fumettistici: il vostro ego ha ancora un bisogno smisurato di mostrarsi e urlare al vento di esserci e digerire l’intervento di qualcun altro che ha effettivamente delle idee interessanti, più interessanti delle vostre, è una bella strizzata di fegato, milza e stomaco. Ma potete sopravvivere. Ricordatevi che scrivere è un missione e che non è per il vostro ego che lo fate, ma per l’umanità che ha bisogno di essere migliore di così. Se cambiate il punto di vista, se vi ripetete queste parole, guarderete gli spunti o le valanghe di informazioni del vostro collaboratore in quella oggettività necessaria per tirare fuori cose utili e alle volte calzanti per la storia che state imbastendo. Non abbiate timore di venire pestati, non vi vedrete spalmati a terra finché non vi sentirete così voi. Ricordatevi che l’obiettivo è un buon fumetto e che se per il momento non siete riusciti ancora a tirar fuori quello che vi ribolle dentro, lo potrete fare un’altra volta, in un altro fumetto, dove potete agire quasi in solitaria, magari quando avrete già diverse copie vendute e un editore che vi lascia carta bianca.

Superata quindi la prima fase critica dell’ingerenza e trovato un vostro equilibrio mentale, le idee del disegnatore come vi sono state inviate?

Dopo aver criticato l’atteggiamento di chiusura dello sceneggiatore che ha fatto lo sforzo di accogliere idee non sue, qui entrano in gioco le variabili infinite di modi in cui il disegnatore crede che si possano suggerire idee. Non avete l’idea di che ginepraio di situazioni possono accadere. Stroncatele subito se sono dispersive e non vi permettono di lavorare bene!

Sì, vero, non è sempre tutta colpa del disegnatore! In fondo lui disegna perché con le parole ha generalmente meno confidenza. Il mio primo lavoro (e mi sento molto fortunata per questo!), mi porta ad osservare tutti i giorni tanti ragazzi che davanti al rifiuto o alla difficoltà di leggere, all’incapacità di scrivere correttamente, invertendo lettere e sbagliando quelle che in gergo si chiamano le “doppie”, il disegno e l’arte sono il rifugio sicuro, un’ancora di salvezza dove possono finalmente esprimere le loro emozioni senza doversi sentire a disagio o diversi. Probabilmente tra i tanti disegnatori che conosco qualcuno ha vissuto questo dramma (che va sotto l’acronimo di DSA,) ma per fortuna ha trovato la sua via di fuga.

Ecco, ora che pretendiate un documento in tutte le sue parti con tutti i dettagli che nemmeno voi scrivete per un progetto è probabilmente un po’ azzardato, ma avete però il diritto di chiederglielo e di farvi inviare qualcosa per iscritto. E tutto il discorso di prima, allora? Certo, un disegnatore che proprio non vuole scrivere potrebbe trovare la strategia a lui più adatta, ma DEVE trovarla!

Non può pretendere che lo sceneggiatore entri nella sua testa ed estragga il file giusto tra la miriade di pensieri che frullano nel cervello di chiunque.

Uno dei sistemi decisamente più comodi al giorno d’oggi sono i messaggi vocali, ormai disponibili su qualsiasi app di messaggistica. L’importante è che siano chiari e concisi e non durino più di 10 minuti (al massimo ve ne fate inviare qualcuno in più, ma sempre breve!) così da poter riascoltare più volte, se necessario anche in tempi diversi, ed estrapolare tutto quello che serve.

Vi riporto un esempio personale. Cercate di restare svegli, è interessante.

Qualche anno fa dovendo accogliere i suggerimenti insistenti di due disegnatrici mi sottoposi a una delle prime videochat di gruppo della mia vita. Fu piuttosto un brain storming e anche se avevo pazientemente preso appunti feci presente che era impossibile aver colto tutto e che se volevano che scrivessi esattamente quello che desideravano dovevamo inviarmi un file il più completo possibile. Il progetto andò alla deriva per diversi motivi, sicuramente uno fra tutti il già citato bisogno del proprio e unico successo personale di una delle disegnatrice, che perseguiva per altro in maniera istintiva e poco pianificata e che, come capirete, ha portato all’interruzione della pubblicazione. Non è stato solo quello, in quel momento ricoprivo sia la figura della sceneggiatrice sia quella di supervisore e, cercando di trovare un compromesso tra le richieste delle disegnatrici, il desiderio di scrivere una buona storia e poi di tenere tutti gli animi irrequieti sotto controllo, devo ammettere di aver fallito su tutta la linea. I soggetti erano macchinosi, estetici (il rischio dei disegnatori è di pensare molto all’aspetto spettacolare, ma non al succo della storia) e sinceramente noiosi da sceneggiare. Per non parlare del malcontento da parte dei collaboratori, nonostante tutti gli sforzi che avessi fatto nel salvare capre e cavoli. Dovette intervenire l’editore che mise fine alla lite come un gallo in un pollaio di galline starnazzanti.

Fu una grande lezione di vita che mi fece dividere con precisione i miei due ruoli, facendoli rispettare entrambi con garbo ma determinazione, e che mi portò a scegliere con attenzione chi far entrare in casa editrice.

Del resto si impara ad essere migliori dagli errori e se, a conti fatti servono sempre a questa maniera, ben vengano.

Capite di aver imparato la lezione, anche da quello che succede quando la situazione si ripropone. Se non temete l’ingerenza, il contributo del disegnatore vi arriva naturalmente su vostra richiesta perfino nella forma a voi più adatta. Se è desiderio del disegnatore fare un buon prodotto, se vuole vedere pubblicato il suo fumetto senza pensare prima alla propria realizzazione personale (che pure ci deve essere, ci mancherebbe!) allora troverà la strategia per far arrivare quando crede sia importante per lo sviluppo della serie.

Il disegnatore naturalmente non deve pretendere che tutto vada scritto, alle volte lo sceneggiatore pur trovando tutto una buona idea, la rimanda ad una occasione migliore per imbastire trame avvincenti e che chiudano almeno un cerchio, per poi riaprire sottotrame e quant’altro in una prossima occasione. Tutto a beneficio dell’equilibrio delle storie, al desiderio di sceneggiarle in tutta libertà.

Che dirvi? Buona collaborazione a tutti!

2 risposte a "Quando è il disegnatore ad avere le idee e (non) vuole scriverle"

  1. É davvero un bellissimo articolo. Dobbiamo sempre, primaditutto, fare i conti con noi stessi, tenere a bada i propri interessi – non è impossibile! – per perseguire un successo comune. Inoltre, non c’é cosa più bella che confrontarsi,piuttosto che rimanere nelle proprie convinzioni.
    …e tirar fuori quello che si ha dentro.

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